Maura Ruffini, insegnante nella scuola primaria per diversi anni, nel suo libro-manuale, Fuori Classe editore Il Rio Lettore 2017, propone diversi spunti e una serie di accorgimenti desunti dall’esperienza e finalizzati al benessere di bambine, bambini, insegnanti e famiglie nella gestione della giornata scolastica.
Creare nella classe un ambiente favorevole con un po’ di magia e di ritualità nutre le emozioni giuste per aprire le menti dei ragazzi.
C’è bisogno anche di questo per imparare.
Lavorare sulla relazione e sullo star bene insieme aiuta a realizzare, in maniera naturale, percorsi didattici differenziati, rispettosi dei diversi ritmi di apprendimento e agevola, al tempo stesso, i docenti nel loro impegno quotidiano.
Il benessere dei bambini nasce anche dal benessere degli insegnanti.
Un brano di Maura Ruffini da leggere, un piccolo espediente che rende il primo giorno di scuola piacevole e magico, crea emozioni positive e costruisce la giornata sull’attesa di riti che rassicurano e aiutano a crescere.
Accogliere la classe il primo giorno di scuola è un problema? Ci pensa il giardiniere!
Il primo giorno di scuola
Il passaggio dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria rappresenta un momento molto delicato per tutti i bambini e le bambine. Un aspetto da non trascurare per una buona accoglienza credo sia quello di predisporre un luogo il più possibile rassicurante.
Con l’esperienza ho capito che il fattore sorpresa oltre ad indirizzare l’attenzione, aiuta ad allineare la mente e le emozioni e a dissipare l’ansia che spesso accompagna questo ingresso.
I bambini, il più delle volte, si aspettano di trovare un’aula organizzata in maniera classica: i banchi a ferro di cavallo o sistemati a piccoli gruppi o disposti su file. L’ hanno visto durante le visite fatte con le loro insegnanti. Entrando a scuola potrebbero pensare:
–Adesso dove mi siedo?
-Quale sarà il mio posto?
-Quale compagno di banco avrò?
Timori che non aiutano ad inaugurare al meglio cinque anni di vita insieme, mille giorni di lavoro gomito a gomito.
“Non ho due volte la possibilità di dare la prima impressione” e cominciare col piede giusto mi sembra fondamentale.
Allora niente più banchi, nessuno sta davanti o dietro, lontano o vicino. lo spazio è organizzato con le sedie in cerchio, tutti i posti diventano uguali, non c’è un inizio ed una fine, un primo ed un ultimo.
Per me si tratta di un semplice spostamento di arredi, per i bambini è una piccola rivoluzione.
Una volta entrati, io e la collega, li invitiamo a sedere dove capita, un posto vale l’altro. Lo zaino viene custodito dai genitori che, altrettanto stupiti, decidono di restare in aula per capire che cosa accadrà.
Sul pavimento, all’interno del cerchio, c’è un telo verde: un bel prato. Noi due maestre, in piedi sul prato, annunciamo il nostro ruolo:
-Siamo delle giardiniere ed il nostro compito è quello di seminare e far crescere tanti fiori bellissimi.
Ci avviciniamo a ciascun bambino e lo facciamo accovacciare sul telo. Uno dopo l’altro i bambini occupano l’intero spazio facendosi piccoli piccoli. Noi passiamo da tutti sfiorando il loro corpo con le dita, delicatamente, per far sentire che ci siamo. Parliamo a bassa voce, ma di continuo per non lasciare tempi vuoti.
-E’ ora di mettersi al lavoro.
Giriamo con l’innaffiatoio dal quale escono tante strisce di carta colorata: un’acqua speciale per dei semini speciali. I bambini sbirciano e vedono tutto. Stanno fermi e zitti, stanno al gioco in maniera spontanea come se conoscessero il copione a memoria.
Ben presto spuntano i primi fiori: crescono lentamente coi petali e le foglioline. Una pioggerella leggera li aiuta a sbocciare.
-Che profumo!
Passiamo accanto a ciascun bambino:
-Ecco un tulipano.
-Qui c’è una rosa.
-Che colore intenso questa violetta.
Quando il prato è pieno di fiori li cogliamo sollevandoli uno per uno per unirli al centro. Si lasciano trasportare sorridendo, con le braccia in alto come una corolla o sui fianchi come tenere foglioline: un contatto fisico naturale perché tutti siamo dentro al racconto, non ci sono più bambini né maestre, ma soltanto fiori e giardiniere.
Al centro del tappeto verde sono tutti vicinissimi, prendo un lungo nastro e li lego insieme in un bel mazzo colorato.
-Ecco i fiori della prima A!
Guardiamo i genitori: capiscono che la favola è finita. Un applauso spontaneo è una conclusione gradita.
Esco un attimo dall’aula per recuperare i bambini di quinta, nostri scolari da cinque anni. Entrano con carta e colori e, come da accordi presi, si avvicinano ai piccoli. Insieme, come fossero dei veri tutor, disegnano la storia. Si siedono a terra, la sedia diventa il banco, i piccoli si affidano ai grandi: è un passaggio di mano dai genitori ai nuovi compagni.
Mamme e papà capiscono che è giunta l’ora di salutarci, solo un cenno, un sorriso e senza dire nulla escono in silenzio dall’aula perché la favola possa continuare con altri personaggi.
Questa modalità di incontro, gestita in tempi precisi – 15/20 minuti – si presenta molto rassicurante per i bambini. Coinvolge inoltre i genitori in una scenografia che va al di là dei soliti schemi di approccio.
L’immagine percepita dall’esterno – riferitami più volte dalle famiglie – è quella di un’accoglienza molto calorosa accompagnata a competenza e professionalità.
Un inizio tanto speciale ci permette, nei giorni successivi, di lavorare agevolmente recuperando, per le varie discipline, parecchio materiale e spunti in quantità, tutti vivi e vissuti.
Il progetto del “circle time” sicuramente lascia un segno profondo nei bambini e nelle loro famiglie ed insegna il linguaggio delle emozioni e allena all’ascolto.
E’ proposto per cinque anni, dalla classe prima alla quinta.
Altri spunti per i primi giorni di scuola:
ACCOGLIENZA: primi giorni di scuola